Dalla sala dei Veneti si accede a quella dedicata alla pittura napoletana, in cui si impone, come “ex voto”, la splendida tela del Finoglio dipinta intorno al 1634, nel periodo della infestazione delle cavallette che afflisse Monopoli.
La composizione si articola secondo due diagonali, su cui si impostano le figure della Vergine, di S. Eligio e S. Trifone, protettore dei contadini.
Il colore sontuoso, la cascata di bianco, i rossi e i blu mettono in evidenza un forte cromatismo di influsso caravaggesco.
La tela raffigurante “S. Vito” da attribuirsi ad Alessandro Fracanzano, presenta una figura composta ed essenziale in un’atmosfera di calde tonalità.
Nell’ambito veneto cinquecentesco con innesti di tardo manierismo fiammingo per il significato descrittivo, anche se collocata fra le opere napoletane, è inserita la tela “Il matrimonio mistico di S. Caterina e S. Apollonia” avvolte da una soffusa luce dorata che comprende figure e paesaggio.
L’ardita composizione della Chiesa di S. Martino che raffigura il Santo omonimo, la Madonna, il povero e S. Benedetto, racchiude in sé preziosi cromatismi veneti ed elementi di cultura locali e napoletani.
Una sensuale Maddalena a mezzobusto, copia della tela di Andrea Vaccaro evidenzia elementi manieristici e descrittivi.
Di Andrea Miglionico, sono la grande tela della “Trasfigurazione” di chiara impostazione giordanesca caratterizzata da dinamica visione scenografica, nonché intesa cromia luminosa e due bei quadri raffiguranti S. Cosimo e S. Damiano che si sostanziano di sensuale materia cromatica.
I tre dipinti provengono dalla Chiesa di S. Salvatore a Monopoli.
Appartengono a Giambattista Lama i due dipinti già nella Chiesa di S. Salvatore, databili al 1775; la “Trinità” con S. Gennaro, S. Carlo Borromeo, S. Biagio e S. Francesco di Sales, opera manieristica nel gesto delle figure e nel colore e l’altro quadro raffigurante S. Eudocia eremita, tentata dal lusso e salvata da S. Michele Arcangelo che trafigge il demonio.
Il dipinto si impone all’ammirazione per le superfici cromatiche che appaiono seriche.
Con la “Madonna del Rosario” tra S. Caterina e S. Domenico del XVII secolo, della Chiesa di S. Martino, di artista ignoto e con il quadro intitolato “La Sacra Famiglia” con S. Anna e S. Gioacchino di impronta solimenesca e di materia asciutta, si conclude l’iter dei dipinti di questo museo.